Anno XI 
Martedì 26 Agosto 2025

Scritto da carmelo burgio
Politica
19 Luglio 2025

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A Ravenna pare che un nordafricano, che pochi giorni prima aveva già accoltellato un ragazzo e ne aveva combinate di tutte, ne abbia pugnalato un altro. Trattandosi di minore il sostituto ha disposto la denuncia a piede libero e il riaccompagnamento nella struttura d’accoglienza. Pare che il padre del ferito lo stia cercando ritenendo che – attesa la sua responsabilità per l’incolumità del figlio – se Prefetto e questore di Ravenna non spediscono altrove il ragazzo, ci pensa lui. Non so come e neppure so dove voglia spedirlo, a casa o al Creatore. Vedremo. In effetti se gli accoltellassero il figlio minore, per “atto dovuto”, dovrebbe essere indagato perché non provvedeva a proteggerlo. È capitato per il 17enne sepoltosi in buca di sabbia a Montalto di Castro.
Sicuramente non è un trend, e la percentuale di extra-comunitari che hanno un regolare lavoro e rispettano le leggi è assolutamente predominante. Resta il fatto che, specie fra giovani e stranieri o comunque italiani di 2^ e 3^ de-generazione, l’uso del coltello sia alquanto diffuso.
Si potrebbe dire alle pattuglie delle forze dell’ordine di sottoporre a controllo e perquisizione in particolare chi appartiene a quel “profilo”: giovane, di massima d’etnia straniera e atteggiamento spavaldo. Già, ma mentre una volta li potevi arrestare se li trovavi col coltello, oggi s’inciamperebbe in “remissioni in libertà” e magari in segnalazioni ai burocrati d’Europa sul “razzismo” dell’italian policeman. 
In questo caso mi sovviene un ricordo della fine degli anni ‘80, magari potrebbe essere utile.
Giovane capitano, come tutti, a casa avevo il telefono sul comodino. Se i miei uomini avevano bisogno di me non dovevo alzarmi, se bastava una parola d’elogio o di presa d’atto. In caso diverso indossavo jeans e maglione e scendevo.
Una notte una pattuglia sorprese due volte lo stesso ladro d’auto mentre tentava di rubare due vetture. Mi informarono in entrambi i casi che il sostituto procuratore di turno aveva disposto la denuncia a piede libero. In ambo i casi dissi “Bravi comunque”, e mi riappisolai. Smoccolando, ovvio. 
Ma era nottata. Altra telefonata, all’alba. Doveva trattarsi di delinquente deficiente, perché stavolta un’altra pattuglia del Radiomobile l’aveva pizzicato, e il solito sostituto di turno aveva ancora disposto la denuncia a piede libero. I ragazzi, in caserma con lo sfigato emulo di Lupin, meritavano attenzione e chiesi loro il numero del sostituto.
Lo chiamai, mi scusai per l’ora, e lui aprì il fuoco preventivo dicendo che “Non se ne parla proprio, piede libero!” immaginando cosa stessi per chiedere. A questo punto lo spiazzai, meglio dello “scavetto” di Totti. Spiegai che non avevo chiamato per ottenere un arresto, che a me non cambiava la vita, avendo l’auto privata ben chiusa nel garage della caserma. Notificai solo che – sapendo quale fosse la targa della SUA auto – stessi dando agli uomini disposizioni affinché accompagnassero lo sfortunato ladruncolo davanti casa SUA, spiegandogli che poteva rubare QUELL’AUTO LI’ e smetterla di farci correre a destra e a manca.
Intelligentemente, finì in una risata, cosa che la dice lunga sui rapporti del tempo, e il giovanotto trascorse un periodo di vacanza presso il carcere di Buoncammino di Cagliari. 
Non so se oggi finirebbe in una risata una riedizione dell’episodio, considerate le opportune varianti. Poiché questa volta bisognerebbe portare il pluriaffettatore davanti a qualche figlio/a e spiegargli che con quella preda “se po’ fa” e può accomodarsi. Stavolta più che istigazione a un furtarello da due soldi, si tratterebbe di facilitare un omicidio. 
Che dire?
Solo che forse sarebbe il caso di capire come mai un ospite di struttura d’accoglienza se ne possa andare liberamente in giro a infliggere coltellate, reiterando l’azione a proprio gradimento. Chi paga quella struttura? Quanto ci costa? Come si vigila su accoltellatori seriali?  
Solo che forse sarebbe il caso di capire come mai chi rimette in libertà chi accoltella – e in questo caso lo fa intenzionalmente – non sia chiamato responsabile per ulteriori accoltellamenti. 
Mi spiego. I carabinieri condannati per il caso del “geometra Cucchi”, vanno in carcere in quanto – se non l’avessero pestato ancorchè non a morte – quello non sarebbe stato curato male e non sarebbe morto. Orbene, perché chi non vigila (attività per la quale viene pagato!) su un accoltellatore, o lo rimette in libertà e quindi in condizioni di reiterare un grave reato che può portare alla morte, se il secondo evento di danno si verifica, ne esce pulito come Calimero dopo un tuffo in “Ava come lava!”?   

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