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«Sono piombato nel più profondo dolore per l’uomo che più amavo e stimavo». Napoleone Bonaparte
Nel cuore della pianura di Marengo, all’alba di sabato 14 giugno 1800, iniziò la grande battaglia della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, volta a liberare l’Italia dagli austriaci

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Nel cuore della pianura di Marengo, all’alba di sabato 14 giugno 1800, iniziò la grande battaglia della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, volta a liberare l’Italia dagli austriaci. L’esercito francese, sotto la violentissima offensiva dell’armata austriaca diretta dal prode generale Michael von Mélas, combatteva una battaglia in cui si decidevano le sorti non solo dell’Italia, della Francia e dell’Austria, ma dell’intera Europa.
L’armata di Napoleone, in numero ridotto rispetto alle truppe austriache, era stremata dall’attraversamento delle Alpi. Mal vestiti e in profonda crisi dopo cinque ore di estenuante difesa, i francesi sembravano piegarsi alla disfatta. Tanto che il generale Mélas, stanchissimo, tornò ad Alessandria per spedire un corriere a Vienna, annunciando la vittoria all’Imperatore Francesco I.
Inatteso, verso le cinque del pomeriggio, apparve come un lampo nella tempesta la colonna dei rinforzi guidata dal giovane e valoroso generale Louis Desaix, inviato a sud per tagliare la ritirata agli austriaci. Appena udito il fragore degli spari, assunse il comando della 9ª fanteria leggera e, con un vigoroso attacco agli avversari distratti dall’entusiasmo della vittoria, riuscì a ribaltare completamente l’esito della battaglia.
Desaix esclamò: «Se la battaglia è perduta, c’è ancora tempo per vincerne un’altra.»
Con una carica eroica e una lucidità rara, precedette tutti ed entrò nel teatro di guerra per cambiare il corso della storia, a costo della propria vita. Alle cinque del pomeriggio, gli austriaci fuggivano inseguiti dalla cavalleria francese. Il suo sacrificio non fu un epilogo, ma l’inizio della vittoria. Desaix pagò con la vita, colpito al cuore da una pallottola, a soli trentadue anni.
La vittoria di Marengo è una delle pagine decisive della vita di Napoleone, allora Primo Console. Attestò il suo successo e segnò il suo destino: l’apertura alla gloria militare, all’Impero, al potere.
Quando seppe della morte del suo generale e amico, Napoleone scrisse a Parigi: «Sono piombato nel più profondo dolore per l’uomo che più amavo e stimavo.»
In due sole occasioni i compagni d’arme videro le lacrime agli occhi di Napoleone: a Marengo per la perdita di Desaix, e anni dopo, quando morì tra le sue braccia il generale Lannes, falciato da una pallottola di cannone. Dietro l’immagine del condottiero invincibile, si celava un uomo capace di amare profondamente. Le lacrime versate per Desaix e Lannes non furono debolezza, ma testimonianza di un cuore che, pur temprato dalla guerra, non aveva smesso di commuoversi di fronte al coraggio e alla perdita.
Napoleone, considerato da molti un tiranno, si era guadagnato il potere con il coraggio, la tenacia e la fiducia. A ventisei anni conduceva già una campagna d’Italia. Era severo, esigente, ma nutriva rispetto assoluto per i soldati, che considerava fratelli. Conosceva i pericoli del potere assoluto, e per questo istituì il Senato come organismo di controllo.
Marengo fu la battaglia del prestigio personale di Napoleone. Ma, lontano da Parigi, si sentiva tradito da consoli e ministri. Manifestò tutta la sua tristezza con queste parole, pronunciate a soli trentun anni: «Sono molto vecchio in cuore umano.»
Louis Charles Antoine Desaix nacque il 17 agosto 1768 nel castello di Saint-Hilaire ad Ayat-sur-Sioule, da un’antica famiglia aristocratica. Napoleone e Desaix si incontrarono per la prima volta durante la campagna d’Italia, a Villa Manin, residenza di campagna dell’ultimo doge della Repubblica di Venezia Ludovico Manin, dove Bonaparte risiedette dal 27 agosto al 22 ottobre 1797.
Desaix, entusiasta dell’incontro, scrisse: «Ho finalmente incontrato un grand’uomo […] Non potete farvi un’idea del suo carattere, del suo spirito, del suo genio. Sono felicissimo di averlo visto.»
Ben presto diventarono amici. Napoleone rimase affascinato da Desaix per i suoi sentimenti, la signorilità dei modi e il valore militare. Desaix aveva solo un anno più di lui, e Napoleone non mancò di manifestare per iscritto i suoi sentimenti: «Ti ho dedicato tutta la stima dovuta agli uomini del tuo talento con un’amicizia che il mio cuore, conoscendo oggi gli uomini troppo profondamente, non nutre per nessuno.» In lui, l’umiltà non era sottomissione, ma grandezza: chiamava Napoleone “il Generale”, pur essendo egli stesso generale in capo. Era secondo solo a Bonaparte per posizione, non per capacità: il suo valore militare e umano lo rendeva pari, se non complementare, al futuro Imperatore.
Bourrienne, segretario particolare di Napoleone e amico d’infanzia, rimase sorpreso nel vedere Bonaparte trascorrere un’intera notte a parlare con Desaix. Alla domanda sul perché, Napoleone rispose: «Sì, sono stato con lui a lungo. Lo stimo. Al mio ritorno a Parigi, l’ho nominato Ministro della Guerra. Sarà sempre il mio secondo in comando e mio amico.»
Desaix non era solo un valoroso generale, ma un uomo con solidi valori umani. Durante la campagna d’Egitto, i soldati lo soprannominarono “Sultano Giusto”.
In una lettera scritta a un’amica, espresse i suoi raffinati sentimenti sul valore dell’amicizia: «È necessario non diventare barbari per provare le dolci e piacevoli sensazioni dell’amicizia.[. ..] Bisogna sapersi affezionare a un angolo del mondo per guarire dal desiderio di vagabondare per esso.» Con la possibilità della sua morte, chiese all’amico di dedicargli: «Un piccolo monumento, un mirto e un alloro. Scriveteci sopra: “Visse solo per l’amicizia e per la gloria».
A Sant’Elena, Napoleone ricordò i suoi due generali valorosi con queste parole: «Kléber, impetuoso, irrompente e appassionato, era tipica espressione di un vivissimo ingegno naturale. Desaix, invece, era prodotto dello studio, dell’educazione, della riflessione oltre che dell’ingegno. Il suo carattere era forgiato all’antica. […] Vi fu una circostanza singolare nei destini di questi due illustri generali morti precocemente: sparirono nello stesso giorno e nell’ora stessa. Desaix, a trentadue anni, a Marengo per un colpo di cannone; Kléber, a quarantasette, al Cairo, pugnalato da un fanatico
»È raro e difficile riunire tutte le qualità necessarie per un grande generale. Desaix possedeva in misura superiore questo prezioso equilibrio tra spirito e talento, carattere e coraggio».
Louis Desaix cercava la possibilità di vincere dove tutto sembrava perduto. E nel farlo, ha lasciato un’eredità che non si misura in monumenti, ma in quella forza invisibile che spinge chi crede ancora nel valore del sacrificio. Desaix non è solo un nome inciso su una stele: è la voce di chi agisce quando gli altri esitano, di chi sceglie il rischio invece del calcolo, il coraggio invece della prudenza.
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