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Scritto da Redazione
Cultura
29 Luglio 2020

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Questa soprintendente fa sul serio. Ha poche seghe. E se anche ne aveva qualcuna, ci ha messo il tempo giusto per capire che è senz'altro meglio mantenere la guardia alta a queste latitudini e ascoltare tutti, ma non dare ragione a nessuno. Qui siamo a Lucca, città affascinante e aristocratica, con il primato delle cause made in azzeccagarbugli e dove l'ipocrisia regna sovrana da secoli. Occhio quindi, deve aver pensato la dirigente proveniente dal Piemonte, terra dura, orgogliosa e di sicuro tutt'altro che intenzionata a cedere facilmente ai granduchi di Toscana figuriamoci alla ex repubblica di Lucca.

Ricorderete gente la vicenda legata agli ex arredi Ristori in via Fillungo. Roba da mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ma, a differenza loro, non tirarla più fuori. Da un lato la proprietà del negozio che si è vista portare via i mobili antichi senza profferire parola e dall'altra un ex inquilino che ha pensato bene, al momento di andarsene, di smurare persino il pavimento, regolarmente pagato, così da accatastare non si sa bene dove, come e perché, un pezzo di storia della Lucca di una volta.

Alla fine ci ha pensato bene la Gazzetta di Lucca a rompere le uova nel paniere e a far sì che qualcuno aprisse gli occhi, questo grazie anche alle segnalazioni di alcuni commercianti e residenti nel Fillungo stanchi di vedere il cuore cittadino preda e predatore. Si è messa, così, di mezzo la soprintendenza di Lucca e, nella fattispecie, Angela Acordon la quale, preso atto che, a quanto sembrava, a palazzo dei Bradipi fregava il giusto, ossia poco e niente, è andata, comunque, avanti da sé.

E proprio l'altro giorno ha effettuato, accompagnata dai proprietari del negozio, una visita all'interno del locale. Prossimamente sarà la volta degli arredi. Entrambe le parti, a quanto pare, avrebbero manifestato l'intenzione di ripristinare la situazione originaria, ossia rimettere i mobili dove sono sempre stati. L'unico problema è, come sempre accade a Lucca, l'argent. Ossia, chi paga per cosa. Sarà l'ex affittuario a dover rimettere gli arredi al loro posto con tanto di impresa e operai o ci sarà il contributo della proprietà del fondo commerciale? 

Alla Acordon la cosa interessa relativamente, nel senso che lei, ormai, ha apposto il vincolo e qualunque mossa ulteriore da parte dei due protagonisti della storia, dovrà avere la sua approvazione. Della serie, gli arredi non potranno essere toccati e il negozio potrà essere affittato solamente con il benestare della soprintendenza. Visto che sono già alcuni mesi che il fondo è chiuso, possiamo ben immaginare che ci sia un concreto interesse a chiudere questa faccenda. 

Brava Acordon. Avanti così.

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