Anno XI 
Martedì 16 Settembre 2025

Scritto da Carmelo Burgio
Politica
18 Settembre 2024

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Tempo addietro scrissi di non aver avuto alcun valore aggiunto dall’opera di Roberto Saviano nell’ambito della mia attività di servizio. Acquistai Gomorra, seppi che in parte era stato frutto di plagio per il quale lo scrittore era stato anche condannato, e altro di lui non lessi. Mi bastarono giudizi espressi in pubblico da magistrati come Cafiero de Raho e Gratteri, che ritennero poco educativo mitizzare i camorristi.

Dissi in quel mio pezzo tanto discusso che di camorra si parlava dal 1926, nel discorso alla Camera dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, quando venne citata la provincia di Caserta, in particolare Terra dei Mazzoni e agro Aversano, e Sicilia, come aree a rischio elevato di mafie. Quindi il tenebroso e serioso scrittore non aveva scoperto alcunché.

Dissi che dopo i suoi libri non assistetti alla processione di imprenditori che volevano denunciare. Aggiunsi che se un merito c’era, andava riconosciuto a magistrati e appartenenti alle Forze dell’Ordine che rischiavano la pelle per combattere la camorra.

Non potendomi querelare, non avendo io detto nulla di offensivo nei confronti dell’“Unico Vate dell’anti-camorra”, fu fatto scatenare il lapidatore per professione, Paolo Berizzi di “Repubblica”, pronto a darmi del “fassista” per aver citato il Presidente. del Consiglio autore del discorso del 1926, e a insinuare fossi stato coinvolto in indagine di camorra, giusto per usare il fango che va sempre bene.

Non aveva chiaro, il lapidatore, che citare un fatto storico è solo fare storia. Altrimenti tutti coloro che spiegano a scuola di Mosè, sarebbero Sionisti. Dimenticò che mai ricevetti avviso di garanzia, mai fui processato, e immediatamente venne riconosciuto che il coinvolgimento non esistesse. Resi testimonianza in Tribunale e il Giudice non mi accusò neppure di aver detto il falso. Dimenticò insomma tutto ciò che non sarebbe stato funzionale ai suoi schizzi di fango.

Non querelai, mi accontentai di essere stato subito intervistato da reti RAI e MEDIASET, a dimostrazione della fiducia della stampa – quella equilibrata – in me. Mi bastò andare a testa alta. Allora.

In quei giorni il “Vate” era irritato per la cancellazione dal palinsesto RAI della sua trasmissione anti-camorra Insider. Beh, messo in onda da RAI 3 finalmente Insider, si è registrato un flop in serie, con share sotto il 5%. Al solito mi attengo ai dati.

Prima era il governo che lo aveva oscurato, causa suoi insulti volgari a personaggi istituzionali. E magari un po’ di vittimismo ci stava. Ora è il pubblico, per oltre il 95%, che non lo segue, vuoi vedere che son tutti fascisti? Mi attendo una chiarificante esternazione. O forse il pubblico ha cominciato a rendersi conto che l’anti-camorra non sia Roberto Saviano? O non sia solo Roberto Saviano? Chissà?

E questo è positivo. O magari il grande pubblico lo sapeva già, ma la rumorosissima e entusiasta minoranza in adorazione perenne di chi è funzionale al proprio credo politico, faceva pensare che questo fenomeno piacesse davvero a tutto il popolo italico?

Ad ogni modo, al solito, la prova del popolo, sia esso nelle urne, sia al telecomando, è l’unica che dà risultati attendibili. E piuttosto che sentire tirate trite, ritrite e magari banali, da chi – lo ripeto – quando lavoravo coi miei uomini era “non pervenuto” ai fini dell’apporto alle attività di contrasto, la gente si vede pure le repliche di vecchi film. Evidentemente divertono di più delle repliche di concetti noti, che possono essere letti e ascoltati da tante altre fonti.

Adesso magari in Europa qualcuno andrà a dire che si è fascistizzata l’Italia intera, o che siamo Paese ad alta gradazione mafiosa, solo per il “gran rifiuto” opposto a Insider. Le persone equilibrate e serene dovranno farsene una ragione.

E pure il lapidatore, credo, in quanto non è detto che a nuovo fango gratuito non conseguano risultati diversi.

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