È notizia di oggi la scoperta un ritrovo online frequentato da oltre 200 mila uomini che, dal 2005, condividono foto e video di donne rubati dai profili social, talvolta corredati da dati personali, senza il loro consenso. Tra le vittime anche una ragazza della Piana di Lucca.
Così Anna Graziani (Pd): "È una vergogna, un'altra, che stringe lo stomaco. Donne che vengono private della possibilità di scegliere, di decidere sulla propria immagine e sul proprio corpo: il fenomeno della violenza digitale ci riguarda, e oggi ancora da più vicino. Alcune donne, come la ragazza di Lucca che ha denunciato su Instagram la scoperta, vengono a conoscenza di fatti che le riguardano così intimamente solo perché qualcuno glielo segnala. Sul forum gli utenti parlano e diffondono immagini di donne viste in farmacia, a fare la spesa, in giro per la città, e le accompagnano a osservazioni sui vestiti, sulla vita privata, sui movimenti quotidiani. Scoprire di essere al centro di questo genere di attenzione è un'esperienza che frantuma il sé, genera vergogna, ansia e paura, e dimostra quanto sia ancora oggi radicata la cultura che riduce le donne a oggetti".
Continua Anna Graziani: "Succede nella nostra provincia, succede vicino a casa nostra. La legge sul revenge porn e sul non-consensual porn c'è, gli strumenti ci sono, eppure non bastano. Serve una consapevolezza collettiva: dobbiamo rendere sempre meno accettabili certi comportamenti, denunciare e spiegare perché sono sbagliati. Nessuno deve sentirsi autorizzato a girarsi dall'altra parte davanti a commenti sessisti, battute volgari o alla diffusione di immagini rubate. Lo sdegno dei pari è molto potente: niente brucia più della coscienza di aver superato un limite etico condiviso".
"Dobbiamo smascherare i codici della cultura dello stupro, capire come si insinua nella vita quotidiana, dai commenti apparentemente innocui alle chat private. Parlare, nominare i meccanismi di oppressione, è il modo più concreto per indebolirli. Qui a Lucca, nelle nostre strade, nelle nostre piazze, tra i nostri quartieri. Insieme possiamo fare la differenza. Dobbiamo fare rumore – conclude Graziani – denunciare e costruire una comunità che non tolleri più la violenza".