E' iniziato questa mattina presso il tribunale a Lucca il processo di primo grado che vede sul banco degli imputati, accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, Cinzia Dal Pino, l’imprenditrice balneare di Viareggio di 66 anni che nel settembre 2024 investì e uccise con il suo Suv un uomo marocchino di 52 anni,
Nourdine Mezgoui, che pochi minuti prima le aveva rubato la borsa a breve distanza dal ristorante di via Coppino, dove la donna aveva appena finito di cenare in compagnia di alcune amiche. Un’udienza, quella di mercoledì, alla quale Dal Pino non ha preso parte (al contrario di quanto avvenuto lo scorso 2 luglio, durante l’udienza preliminare che si era conclusa con il suo rinvio a giudizio) e che è terminata nel giro di una mezzora scarsa: il tempo necessario per la richiesta delle parti civili – rappresentate dagli avvocati Enrico Carboni e Gianmarco Romanini - di “chiamare in causa” la compagnia assicurativa dell’auto di Dal Pino, per il risarcimento di natura economica per i familiari di Mezgoui. Richiesta accolta dai giudici Nidia Genovesi Riccardo Nerucci, che hanno fissato per venerdì 7 novembre la prossima udienza, in modo che anche la compagnia assicurativa abbia modo di preparare la propria strategia difensiva. In quella data, dunque, il processo entrerà nel vivo. L'omicidio, avvenuto nel quartiere della Darsena poco più di un anno fa – correva la notte fra l’8 e il 9 settembre 2024 -, suscitò un’onda emotiva enorme in tutta Italia, anche per le immagini di una telecamera di videosorveglianza della strada che ripresero la scena dell’investimento, rimbalzate poi per settimane sui principali organi di informazione italiani, ma anche stranieri. Immagini di grande impatto, che divisero letteralmente in due l’opinione pubblica. A un paio di giorni di distanza dall’arresto Dal Pino – difesa dall’avvocato Enrico Marzaduri - fu assegnata agli arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Condizione, questa, che non si è poi modificata, arrivando fino ad oggi. Nel corso di questo processo l’imprenditrice rischia l’ergastolo: in fase di udienza preliminare il giudice ha infatti rigettato la richiesta della difesa di escludere tutte le aggravanti e riclassificare il reato in eccesso colposo di legittima difesa o omicidio preterintenzionale.