Una figura che ha influenzato profondamente la vita culturale di Pietrasanta e che può essere considerata la "mamma" di uno dei luoghi più identitari della città, il Museo dei Bozzetti. E' Jette Muhlendorph, fotografa, giornalista e critica d'arte danese che giunse in città negli anni Settanta e che, guidata dal suo amore per l'arte e la fotografia, intuì l'inestimabile valore delle decine e decine di bozzetti e modelli di sculture che giacevano 'nascosti' nei laboratori degli artigiani pietrasantini. Un patrimonio proveniente da ogni parte del mondo che, dal 1984, ha trovato la sua "casa" all'ex convento cinquecentesco di Sant'Agostino.
Il volume "Jette Mühlendorph Christensen e il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta. Una storia d'amore e di ingegno" (Petrartedizioni), scritto da Melania Spampinato e che sarà presentato sabato (27 settembre) alle 18,30 nel Salone dell'Annunziata, racconta di questa donna visionaria che ha saputo coniugare sensibilità artistica e passione civile, ponendo le basi per un progetto unico come la sede museale intitolata a Pierluigi Gherardi.
L'iniziativa, promossa dalla sezione Versilia Storica dell'Istituto Storico Lucchese con il patrocinio del Comune e, fra gli altri, dell'Istituto italiano di Cultura a Copenaghen, vedrà la partecipazione di diverse personalità del mondo istituzionale, accademico e artistico offrendo un'occasione preziosa per riflettere non solo sul lascito di Jette Mühlendorph Christensen ma anche sulla capacità di Pietrasanta, finalista del bando nazionale per Capitale dell'arte contemporanea 2027, di trasformare l'arte in patrimonio condiviso.