Anno XI 
Martedì 30 Settembre 2025

Scritto da nicoletta ferrucci
Politica
27 Ottobre 2022

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Intervengo da tecnico, come professore universitario ordinario di Diritto forestale e dell’ambiente, sulla questione relativa al taglio dei cinque lecci collocati all’interno del giardino di Villa Bottini. Sono stata informata del diniego manifestato dalla Soprintendenza lucchese alle soluzioni alternative mirate al rifacimento del muro di cinta del giardino conservando gli alberi, a lei prospettate dalla amministrazione Comunale di Lucca, la quale ha in modo illuminato e meritoriamente deciso di confrontarsi con esperti della materia. Quel diniego sembra aprire come unica prospettiva percorribile il taglio di quegli esemplari arborei che sono indiscutibilmente patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale di immenso valore.

Un valore stimabile mediante i criteri dell’estimo ambientale attraverso i quali potrà quantificarsi il danno ambientale che l’eliminazione dei lecci provocherà, configurando, se la ristrutturazione del muro con taglio dei lecci sarà sostenuta finanziariamente da fondi PNRR, violazione delle indicazioni del Next Generation UE che impongono di utilizzare i fondi del PNRR senza creare danni all’ambiente

Mi permetto dunque di invitare la nostra Soprintendenza ad una costruttiva riflessione sull’evoluzione delle norme che ormai da lungo tempo hanno equiparato la monumentalità vegetale alla monumentalità del costruito; quei cinque lecci, per la loro vetustà, dimensioni, configurabilità come habitat di specie, collocazione all’interno di un giardino storico, presentano tutti i requisiti richiesti dal legislatore per essere qualificati come “monumentali” e, dunque, nella sostanza, anche in assenza, ad oggi, di un loro formale riconoscimento come tali, esigono cautela nel procedere al relativo taglio, tendenzialmente escluso dal legislatore per gli alberi monumentali e ammesso solo in circostanze eccezionali e in assenza di soluzioni alternative.

E ritengo imprescindibile porre l’attenzione anche sul ruolo che quei cinque lecci rivestono come nicchia preziosa di verde urbano per la nostra città: imporne il taglio significa agire in senso contrario alle indicazioni e prescrizioni pressanti e univoche del legislatore europeo e nazionale che riconoscono alla tutela e incremento della vegetazione arborea all’interno delle città il ruolo di elemento cardine delle misure mirate a limitare il surriscaldamento globale, foriero di devastanti conseguente climatico ambientali che incidono pesantemente anche sulla salute umana. I dati univoci della più autorevole letteratura scientifica ci hanno ampiamente dimostrato che oggi è imprescindibile operare scelte che si pongano al di fuori della moderna ottica del One Health, dove la tutela della biodiversità, i cambiamenti climatici, l’inquinamento sono fattori strettamente interdipendenti tra loro, e influiscono a vicenda l’uno sull’altro, inducendo nella loro sinergia conseguenze significativamente negative sulla salute umana.

Penso infine che sia da ponderare una ulteriore sfaccettatura della questione: non pensiamo di uscire dall’impasse creato dall’atteggiamento di chiusura alle alternative proposte dalla Amministrazione comunale, prospettando la piantagione di nuovi alberi nel giardino di Villa Bottini, al posto dei lecci tagliati: un’ampia messe di letteratura scientifica dimostra che saranno necessari decenni e decenni prima che quelle nuove piante possano erogare servizi ecosistemici di entità analoga a quella dei cinque esemplari di lecci secolari.

Confido che queste mie osservazioni possano essere di una qualche utilità per indurre la Soprintendenza ad un ripensamento sui confini della questione.

Ringrazio dell’attenzione

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